the Styles
Fatene anzitutto un discorso di attitudine: basta ascoltarli per pochi minuti per capire che the Styles fanno sul serio e soprattutto per capire che non perderanno un attimo per chiedervi attenzione o, peggio ancora, comprensione. the Styles suonano, e basta. E provocano, pure. Cantano in inglese, perché «semplicemente il sound migliore non è italiano, anche se tu lo sei: vedi gli Oliver Onions», dice Guido Style (!), voce e chitarra, che insieme a Steve Style (chitarra e seconda voce) e Luke Style (batteria) incarna l’anima del terzetto proveniente dal lago di Como.
L’attitudine è giusta, soprattutto in Italia. the Styles mettono in quello che fanno foga e spirito giusti: scrivono canzoni durante le prove e le registrano subito, badando sempre a dare loro il suono che hanno in mente e a scriverle in modo tale che non diventino noiose con il passare del tempo: «La stesura dei testi dura raramente più di dieci minuti, e comunque si basa sulle frasi che vengono sputate a caso durante le varie fasi della registrazione del pezzo», dice ancora Guido. «Spessissimo parlo di sesso, ma solo perché dire amore è ambiguo e inflazionato. Altre volte apro il dizionario, pesco a caso frasi fatte e vedo di incastrarle in un ambiente che si sviluppa intorno alle parole stesse. questo è il metodo più impegnativo, ma anche quello che finora ha dato i frutti migliori, oltre che di gran lunga il più divertente».
Tra le loro influenze ci sono i Beatles, gli Who, i Kinks,i Led Zeppelin, i Creedence Clearwater Revival, i Clash… tutte band che aiutano a tenere alta la guardia e a far sì che scrivere e suonare rimangano una necessità e un divertimento. Cose che filtrano dalla loro musica e che hanno già iniziato a far parlare di the Styles: la loro "Glitter hits", già accompagnata da un bel video e remixata da Jack Joseph Puig (Green Day, Hole, Rolling Stones) ha avuto un tale riscontro da essere inserita tra i brani che fanno da colonna sonora del videogame BurnOut 2007.
Ma è dal vivo che the Styles sono imperdibili, è lì che danno nient’altro che il meglio. Il loro live set è duro ed essenziale, con concerti che non durano mai più di 40 minuti, senza parlati di rito tra un pezzo e l’altro. Solo rock’n’roll nudo e crudo, con un sound e alcune performance in grado di far parlare di loro in giro: come è successo con i i 23 concerti consecutivi al Rock House di Rimini tra il 28 luglio e 19 agosto scorsi, oppure con gli opening a Graham Coxon, Dirty Pretty Things (nell’ambito della Brand New Night di MTV), agli Infadels e con la partecipazione a RockinIdro ’06 con Iggy Pop.
Il resto, almeno a livello mediatico, lo hanno fatto i più recenti concerti italiani che la band ha aperto per i Babyshambles, dove tra Guido e Pete Doherty è nata un'amicizia celebrata in perfetto punk style: sputi, lattine di birra spruzzate in faccia e il lancio di un cubalibre sulla testa di Pete, reo di aver fatto cadere la preziosa chitarra di Guido: « tutto si è svolto nel più totale spirito positivo del delirio rocknroll…», precisa Guido.
Intanto il gruppo, oltre a lavorare al suo album d’esordio, continua a suonare, a comporre e a fare una vita decisamente rock’n’roll: « ci piace bere, fare dei backstage altrui una squat di nostro dominio e altre amenità da “trainspotting wannabe” quali siamo. Comunque la musica non abbandona mai la scena...ad oggi ci sono 120 pezzi già registrati e abbiamo uno show che ci piace portare in giro. Se gli Styles ci saranno ancora tra 5 anni, spero che saranno anche fuori dall’italia. facendo le stesse cazzate».
INTRODUCING….the Styles
Perché The Styles e dove vanno, anzitutto come persone e poi come band?
è un po’ di tempo che non siamo più delle persone, ma (degli animali) un gruppo. Proprio come per la scelta del nome, conduciamo delle esistenze a casaccio, che tutto sommato se proprio devono avere un senso lo trovano facendo danni nelle adiacenze di qualche backstage o, ancora meglio, su un palco.
Rock anni '60 e ‘70: chi non riuscite a dimenticare?
Beatles, Kinks, Who, Led Zeppelin, Creedence, Clash... ma più che non riuscire a dimenticare, non riusciamo a migliorare quello che hanno creato dal punto di vista della composizione, dei suoni, dello spirito...
Quanto vi piace suonare dal vivo?
Il fascino del live sta in gran parte nel contorno. Dall’autogrill al backstage all’albergo al furgone alla gente... poi lo show dura sempre troppo poco.
E registrare musica in studio?
Tutti i pezzi vengono registrati nello Style Studio, il che avviene in contemporanea con la composizione e l’arrangiamento. è la vera improvvisazione. Trasformare un’idea in un suono, pescando dall’infinita gamma di possibili combinazioni secondo quello che il proprio gusto suggerisce. Produrre un proprio pezzo, suonarlo e mixarlo è di gran lunga la cosa più eccitante che mi venga in mente.
Fare promozione?
Dipende dai modi. anche vendere aspirapolvere può essere fatto in modo creativo.
Premio Tenco, Festival di Sanremo, concerto per il Primo Maggio, MTV Music Awards, MTV Day, show del sabato sera. Dove andreste e dove non andreste mai?
Brian Molko dei Placebo che spacca una chitarra a Sanremo e Tim Commerford dei RATM che quasi muore tentando di far crollare la scenografia degli MTV Music Awards sono la dimostrazione che qualsiasi evento può essere teatro di epici (Tim Commerford) o patetici (Brian Molko) momenti del rocknroll. per quanto ci riguarda andremmo ovunque, ma solo potendo dare un’impronta personale alla cosa. o venendo strapagati.
Programma tv preferito?
Jackass.
Rockstar preferita?
Dave Grohl... o Keith Moon... Luke Style.
Frase che avreste voluto aver detto voi.
“con i lati B dei nostri singoli, altri gruppi si sarebbero costruiti una carriera.”
www.thestyles.net myspace.com/thestyles
Ingresso 7 euro
Prima e dopo il concerto dj Set di Luca Borghese
storico dj del VELVET di Aviano
http://www.myspace.com/lucaborghese
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